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Ciò che inferno non è di Alessandro D'Avenia e il ricordo di don Pino Puglisi.

Il 15 settembre del 1993 don Pino Puglisi, parroco del quartiere palermitano di Brancaccio, veniva ucciso dai killer della mafia.

Un parroco, un professore e un uomo che proponeva ai giovani una proposta di vita diversa da quella mafiosa.

Proprio per questa sua capacità di attirare i ragazzi verso di lui e verso la speranza è stato ucciso.

Qualche estate fa ho letto un libro meraviglioso che vi consiglio proprio in questo anniversario.

Il romanzo è  Ciò che inferno non è di Alessandro D'Avenia.

Lo scrittore racconta di una lunga estate a Palermo e ci fa conoscere quest'uomo straordinario, don Pino Puglisi appunto, una persona sempre con il sorriso sulle labbra anche di fronte al suo assassino.

Ho amato profondamente questa lettura, mi ha commosso e mi ha fatto riflettere, proprio per questo spero possiate recuperare questa lettura che sono sicura vi lascerà molto.

Federico ha diciassette anni e il cuore pieno di domande alle quali la vita non ha ancora risposto. La scuola è finita, l'estate gli si apre davanti come la sua città abbagliante e misteriosa, Palermo. Mentre si prepara a partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico incontra "3P", il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome è padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P lancia al ragazzo l'invito a dargli una mano con i bambini del suo quartiere, prima della partenza. Quando Federico attraversa il passaggio a livello che separa Brancaccio dal resto della città, ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita. La sera torna a casa senza bici, con il labbro spaccato e la sensazione di avere scoperto una realtà totalmente estranea eppure che lo riguarda da vicino. È l'intrico dei vicoli controllati da uomini che portano soprannomi come il Cacciatore, 'u Turco, Madre Natura, per i quali il solo comandamento da rispettare è quello dettato da Cosa Nostra. Ma sono anche le strade abitate da Francesco, Maria, Dario, Serena, Totò e tanti altri che non rinunciano a sperare in una vita diversa.

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