
Affascinante primo grande romanzo di Hardy, "Via dalla
pazza folla" (1874) è il punto di passaggio fra la maniera
idillica degli esordi e la visione tragica della maturità di Hardy.
Via dalla pazza folla narra le appassionanti vicende di Gabriel
Oak, un giovane la cui vita viene sconvolta dall’inatteso arrivo
dell’affascinante Bathsheba, bellezza orgogliosa e nullatenente di cui
s’innamora. Quando le chiede di sposarlo lei lo rifiuta, ma i loro
destini tornano a incrociarsi: mentre lei eredita una fattoria dallo
zio, lui perde tutti i suoi averi in una notte di tempesta. Si ritrova
così costretto a lavorare per Bathsheba e a contendersi le sue
attenzioni con altri due uomini.
Se un romanzo può essere completamente intriso d’amore, ebbene questo lo è. Un amore per tutto, e non solo per le cose vive: per le melodie polifoniche del vento e per il linguaggio delle stelle, per le piante e per i colori, per il tempo che passa da un sorriso a una minaccia, per la fragilità della vita o per l’incanto di un gioco di luci. E, soprattutto, per la misteriosa algebra dei sentimenti umani.
Se un romanzo può essere completamente intriso d’amore, ebbene questo lo è. Un amore per tutto, e non solo per le cose vive: per le melodie polifoniche del vento e per il linguaggio delle stelle, per le piante e per i colori, per il tempo che passa da un sorriso a una minaccia, per la fragilità della vita o per l’incanto di un gioco di luci. E, soprattutto, per la misteriosa algebra dei sentimenti umani.
In questo scenario in cui tutto ha
un’anima, o sembra proprio averla, si muovono i personaggi di un
ambiente rurale, quello tanto amato da Hardy; e ci accorgiamo che
proprio in quell’ambiente è forse possibile scoprire meglio il vero
funzionamento, quello più riposto, della condizione umana.
Perché è
nella natura, dentro la natura e, appunto, via dalla pazza folla, che
l’essere umano riesce a mettere a nudo la sua vera anima.
I personaggi
possono essere contadini o mercanti, ricchi agricoltori o servente,
ubriaconi o bigotti, donnine impaurite o tipacci arroganti, amanti folli
o fedeli innamorati, ma fra tutti emerge maestosa l’eroina del romanzo:
donna sensibile, bella, intelligente, ma pur sempre donna, con tutte le
contraddizioni della sua gelosia e dei suoi pudori, della vanità e dei
capricci, degli scrupoli, della passione, e quindi infine del suo amore:
è una donna di cui non si può fare a meno di innamorarsi candidamente,
per non dimenticarla mai più.
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